L’ Esercito del Selfie con Papa Francesco (deceduto)
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L’ Esercito del Selfie con Papa Francesco (deceduto)
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Come ormai sappiamo tutti lo scorso 21 aprile è venuto a mancare Papa Francesco. 

La commozione generale e l'affetto per questo ultimo Papa ha portato migliaia di persone da tutta Italia (ma anche da tutto il mondo) a raggiungere Roma per portargli l'ultimo saluto, come si farebbe per un familiare o un caro amico. Fin qui nulla di strano. 

Neanche le ore di fila passate in piedi per accedere alla Basilica di San Pietro dove è stata traslata la salma del Pontefice, sono da considerarsi un fatto anomalo (in nome della Fede si fanno anche sacrifici peggiori). In effetti è successo anche in passato con altri Papi, è successo in occasione della scomparsa di celebrità molto amate, quindi sono comprensibili anche le interminabili ore di fila e di attesa per vedere la salma. 

Quello che però è successo e ha destato scalpore, sono le immagini dei tantissimi selfie che i fedeli hanno scattato coi i loro cellulari arrivati di fronte al corpo del defunto (ed imbalsamato) Papa. Tanti, troppi selfie, troppe foto da non poter passare inosservate e non diventare fenomeno virale (ne hanno parlato anche le maggiori testate giornalistiche). 

Ovviamente la maggior parte dei commenti,delle opinioni sono state di indignazione perché diciamo la verità: tutto ciò, oltre che un po' macabro, va anche contro gli insegnamenti dello stesso Papa Francesco che ha sempre predicato la semplicità e l'umiltà. 

Cosa ha spinto dunque centinaia di persone ad accaparrarsi l'ultimo selfie con il Papa morto? 

Beh è inutile scomodare fior di psicologi o altri esperti della mente umana quando la risposta è molto semplice e costantemente sotto i nostri occhi: la volontà di esserci, di apparire. La stessa volontà di caricare costantemente sui social foto o indicazioni di dove siamo, cosa stiamo facendo, a cosa stiamo pensando. 

"Scatto, dunque sono" potremmo dire, la testimonianza fotografica del fatto che esistiamo solo se lo documentiamo e soprattutto se lo postiamo sui social, ma anche se non lo condividiamo va bene ugualmente, tanto sempre un "cimelio" ci resterà: oggi è la foto di un uomo defunto, ieri era la villetta di Avetrana e domani? 

Quale sarà domani il prossimo evento virale da immortalare? 

È giusto porre dei limiti quando si ha a che fare con tematiche sensibili legate alla morte o a fatti di cronaca nera? 

Oppure lasciamo che sia la coscienza dei singoli a determinare ciò che è giusto o sbagliato?

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